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Aperto  al pubblico da venerdì 19 aprile, la mostra “Leonardo. La macchina dell’immaginazione”, un vero e proprio viaggio virtuale nella mente di Leonardo da Vinci attraverso i suoi appunti e i suoi schizzi, allestito nelle sale di Palazzo Reale fino al 14 luglio 2019.

L’esposizione, promossa da Comune di Milano|Cultura, Palazzo Reale e Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, si inserisce nel palinsesto “Milano e Leonardo 500” ed è curata da Treccani e Studio Azzurro con il supporto di Arthemisia.

Studio AzzurroLeonardo,OsservazionisullaNatura,CavalliFramedavideo,2019DafogliodiLeonardodaVinci:RL 12319r, WindsorCastle,RoyalCollectionTrust / © HerMajesty Queen Elizabeth 2019


Integrando linguaggi e competenze diverse – dal video all’animazione grafica ai sistemi interattivi – Studio Azzurro, affiancato dalla competenza scientifica dello storico dell’arte Edoardo Villata, sviluppa un percorso progettuale complesso scandito da sette videoinstallazioni, di cui cinque interattive, che coinvolgono lo spettatore in una videonarrazione coinvolgente. L’esperienza del visitatore passa infatti dall’osservazione alla partecipazione, che si attiva con sistemi diversi: dalla modulazione della luce alla voce.


Le grandi macchine scenografiche, la cui struttura è liberamente ispirata a disegni leonardeschi, corrispondono ad altrettante sezioni: “Le Osservazioni sulla natura”, “La città”, “Il paesaggio”, “Le Macchine di pace”, “Le Macchine di guerra”, “Il Tavolo anatomico”, “La pittura”.
Il visitatore si troverà quindi a contatto con alcuni esempi delle idee e degli studi di Leonardo: la veduta a volo di uccello, le macchine, sia a uso civile, sia a uso militare, le mappe, gli studi sull’anatomia dei cavalli e dei volatili; ma anche a terrificanti immagini di diluvio, a volti trasfigurati dall’ira, a malinconici pensatori, a tenere e divertite immagini di cani, di gatti o di granchi. Il tutto sempre commentato da suoni, che talvolta accennano a diventare un abbozzo di frase musicale, e da citazioni tratte dai manoscritti leonardeschi.