“Le abitudini sono interrotte, e quasi ogni aspetto della vita quotidiana deve essere riconsiderato alla luce del rischio di mettere in pericolo se stessi o gli altri”
La vita in isolamento
18 marzo 2020
Le abitudini sono uno dei fattori più determinanti nel comportamento umano, e molte cose che facciamo quotidianamente sono fatte in un certo modo non tanto perché sia questo l’unico, o magari il migliore, ma semplicemente perché è la modalità in cui le abbiamo sempre fatte. Sotto quarantena, tutto questo cambia. Le abitudini sono interrotte, e quasi ogni aspetto della vita quotidiana deve essere riconsiderato alla luce del rischio di mettere in pericolo se stessi o gli altri.
Goldschmied & Chiari, Azione, 2020. Foto di Gianluca di Ioia
Nella misura in cui la quarantena è stata applicata in tutta Italia, dove vivo e lavoro, condizioni che fino a poco tempo fa si sarebbero ritenute inimmaginabili sono diventate improvvisamente normali. Non viaggiamo. Lavoriamo da remoto. Cuciniamo a casa.
Accadono strane inversioni: migliaia fuggono dal ricco Nord, storicamente una destinazione per i migranti, in cerca di relativa sicurezza al Sud, solo per essere circondati dalle autorità e messi in quarantena non appena scendono dai treni. E così via. La vita, tuttavia, continua e troviamo nuovi modi di fare ciò che abbiamo sempre fatto. Con Triennale chiusa, siamo stati costretti a sospendere tutta la nostra programmazione.
Ma vediamo questo come una opportunità per mettere in discussione le nostre abitudini di fare mostre e sperimentare nuove forme di produzione culturale compatibili con le condizioni in cui operiamo. Dalla scorsa settimana, abbiamo sviluppato l’idea di un nuovo Decamerone, una serie di performance ispirate alla raccolta di novelle del Boccaccio che ha per protagonisti dieci giovani aristocratici che fuggono dalla noia della quarantena del XIV secolo e si raccontano delle storie in una villa nelle colline toscane mentre aspettano la fine della peste fiorentina.
Allo stesso modo, ogni giorno alle 17.00 un artista, designer, musicista, performer, intellettuale o poeta milanese proporrà una sua personale narrazione per Triennale.
Tutto questo non è solo una scelta di ripiego: è un modo per mettere in discussione i nostri presupposti su come una istituzione culturale debba lavorare.