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Yayoi in vetrina all’inaugurazione della sua linea di vestiti nella boutique di Luis Vuitton a New York

 

 

Il colorato mondo a pois di Yayoi Kusama è in mostra al museo di arte moderna e contemporanea di Giacarta.

Ad accogliere i visitatori, la celeberrima zucca gialla e nero formato extra large. Sempre nella prima sala, due opere consentono di interagire con l’arte di Kusama. Le sale successive, invece, ripercorrono, attraverso dipinti del primo periodo e video degli Anni Sessanta, le tappe iniziali della carriera dell’artista che, già da bambina, soffriva di allucinazioni e ossessioni, specie per i dots che caratterizzeranno la sua arte. Interessanti gli oli su tela che riproducono le dive Marylin Monroe e Liz Taylor, realizzati durante il periodo in cui l’artista visse a New York, entrando in contatto con molti artisti della Pop Art, tra cui naturalmente Andy Warhol. Anche i video risalgono al periodo americano: in quegli anni Kusama ebbe modo di avvicinarsi anche alla Body Art.

Una delle installazioni più suggestive – inclusa nella collezione permanente del Macan ‒ è Infinity mirrored room del 2014, sensazionale opera in cui lo spettatore è avvolto completamente da luci colorate che cambiano colore, mentre gli infiniti riflessi degli specchi /pareti danno vita a un universo caleidoscopico. Prima di lasciare l’ambiente si possono disporre i propri bollini adesivi (consegnati all’ingresso insieme al biglietto del museo) all’interno dell’installazione Obliteration Room, una stanza total white, arredamento compreso, in cui ogni visitatore può trasformarsi in artista e, lasciandosi ispirare dal luogo, comporre la propria opera. Centinaia, migliaia di puntini colorati entrano in connessione tra loro, dando vita a una singolare energia. E per i più piccoli il museo Macan ha messo a punto un fitto programma di laboratori e attività allo scopo di far giocare i bambini con l’arte di Kusama.

 

 

“Quando mi sentivo triste, salivo sull’Empire State Building. […] In cima al più alto grattacielo esistente sentivo che ogni cosa era possibile.  Un giorno, lì a New York, avrei stretto tutto ciò che volevo in quelle mie mani vuote. […] Il mio impegno per attuare una rivoluzione nell’arte tale che sentivo il sangue ribollire nelle vene e dimenticavo la fame”