Per Miart 2025, Bernini Gallery presenta Orestea, l’installazione firmata da Daniele Daminelli che intreccia arte e design in un racconto visivo ispirato alla trilogia tragica di Eschilo e alla potenza pittorica di Francis Bacon. Un trittico che non si limita a evocare, ma costruisce un universo scenico in cui ogni elemento è parte di un racconto più ampio.
Per Daminelli, l’interpretazione della storia non è semplice riflessione, ma fondamento generativo. La sua Orestea si compone di tre grandi pannelli pittorici che si espandono oltre i confini della tela, contaminando lo spazio con arredi e oggetti progettati ad hoc: un divano monumentale, un low table e tre lampade – Agamennone, Coefore ed Eumenidi – diventano prolungamenti materici dell’immaginario visivo.
Il divano The Big Dream, rivestito con un prezioso tessuto HOSOO nato da una collaborazione con David Lynch, si inserisce all’interno di una composizione che reinterpreta l’ambiente di un ufficio d’arte: essenziale, quasi asettico, eppure vibrante di significati. A completare lo scenario, pezzi iconici del design italiano come la poltrona Serie 1934 di Carlo Scarpa, il Combi Center di Joe Colombo e il tavolo Forte dei Vignelli.
“Ho immaginato l’ufficio di un commerciante d’arte come uno spazio essenziale, pensato per accogliere e valorizzare opere e oggetti che raccontano una visione. All’interno del trittico ho voluto rappresentare la mia idea di interior del futuro”, spiega Daminelli.
Il racconto si arricchisce con Ebermés, scultura inedita di Francesco Vezzoli: un’opera dal forte impatto simbolico che fonde il corpo acefalo in marmo di Ebe con la testa barbuta di Hermes, creando una figura androgina sospesa tra mondi e identità. Un’ulteriore riflessione sulla fluidità dei generi e sulla costante riscrittura dell’immaginario classico, cifra distintiva della poetica di Vezzoli.
Non da meno, le lampade firmate da Daminelli si stagliano come presenze sospese: corpi luminosi che sembrano fluttuare in una dimensione altra, dove la luce non è solo funzione ma linguaggio. La loro temperatura calda (2700°K) contribuisce a rafforzare la narrazione sensoriale di un allestimento che è al tempo stesso spazio abitato e opera d’arte.
Con Orestea, Daniele Daminelli firma una mise-en-scène potente, capace di trasformare l’arredo in allegoria e l’oggetto in archetipo, ribadendo quanto il design, quando incontra la visione, possa diventare linguaggio universale.