“Vince Alfonso Cuaròn. Vince Roma, delicata e raffinata operazione di “amarcord”. Vince un regista messicano premiato da un altro regista messicano, l’imparziale (forse…) presidente Guillermo del Toro.”
Vince Alfonso Cuaròn. Vince Roma, delicata e raffinata operazione di “amarcord”. Vince un regista messicano premiato da un altro regista messicano, l’imparziale (forse…) presidente Guillermo del Toro.
Ma la vera novità è che vince una piccola di grande rivoluzione in campo cinematografico. A Venezia per la prima volta, le mayor vengono platealmente surclassate dalla piattaforma Netflix, produttrice del film vincitore, con buona pace dei player cannensi e degli studios hollywoodiani.
Che si andasse in questa direzione lo si era già compreso in occasione del 71esimo Festival di Cannes, quando, con il placet degli statunitensi, la commissione decise di vietare la competizione a film che non fossero proiettati in sale di prossimità. La ragione, ufficialmente nobile, quella di tutelare spettatori e botteghino.
In quel momento è apparso chiaro a tutti gli operatori del settore che era in atto un vero e proprio braccio di ferro culminato ieri a Venezia 75, quando la piattaforma streaming più importante al mondo si è aggiudicata il premio artistico più ambito dai registi di tutto il mondo. Un cambiamento epocale che, come ha dichiarato il numero uno di Qualia Capital, Amir Malin, rischia di “rompere” il modello tradizionale di business cinematografico.
Le ragioni di tale stravolgimento nell’industria della settima arte sono da ricercarsi negli States, dove le case di produzione, provate da continui tagli ai budget, si reggono oramai prevalentemente sui tentpole movies, aspettando che le immissioni finanziarie da parte dei grandi investitori cinesi sortiscano un’inversione di tendenza.
In attesa di nuovi equilibri finanziari certi, solo un sistema alternativo e credibile di produzione e distribuzione può essere in grado di sovvertire il clima incerto che si prospetta per divi del cinema, sceneggiatori e registi.
Ben vengano quindi anche in questo settore gli investitori privati, visionari e coraggiosi, che credono in progetti indipendenti e senza i quali probabilmente non avremmo mai visto prender vita a piccoli grandi capolavori nel cinema come in televisione.